Ho deciso di scrivere queste righe per condividere alcune informazioni che sono frutto della mia esperienza sia nelle radio locali che alla consolle dei locali ma soprattutto nei miei anni ad Mtv Italia.

Partiamo con il dire che ciò che segue può essere applicato a qualunque mondo e a qualunque genere musicale, perchè la costruzione di una playlist con la metologia A+B+C+R+P a livello concettuale è considerabile uno standard.

Quali sono gli obiettivi?

a)regalare emozioni
b)mantenere un ritmo il più possibile costante
c)seguire un flusso logico e coerente

Di solito quando tengo un corso per aspiranti D.J., arrivati alla lezione sulla costruzione della playlist, pongo la fatidica domanda: “date 100 canzoni di cui disponete in originale, siano esse su un supporto fisico (Vinile o Cd) o siano essere dei files audio (Mp3, Wav, ecc…) come le riordinereste?”.

Seguono le più svariate risposte, che in genere sono:

a)per anno (1980,1993,1996…)
b)per decennio (anni ’70, anni ’80)
c)per genere musicale (Rock, Dance, Rap, ecc…)
d)per sesso (maschi, femmine, gruppi)
e)per energia (ritmato, lento…)
f)per mood (allegra, triste, malinconica)
ecc…ecc…

Ma quasi mai nessuno risponde con la risposta più importante, direi basilare per ciò che segue, ovvero la “Popolarità” del brano.

Già, perchè ogni canzone di ogni genere ha la sua popolarità, ad indicare che sia stato o meno un successo da classifica, un riempipista, un brano che a distanza di tempo il pubblico si ricorda.

La costruzione di una playlist secondo la tecnica “standard” deve quindi considerare in primis la popolarità di un brano, questo perchè la playlist “perfetta” deve poter combinare successi conclamati con brani di minor impatto o propositivi, ma non per questo meno emozionali, anzi.

Convenzionalmente per la rotazione musicale si utilizzano tre lettere principali, corrispondenti alle prime 3 dell’alfabeto: A, B e C.

A = ALTA ROTAZIONE
Sono i brani che nella nostra playlist andranno di più, che occuperanno maggiori posizioni del clock (ora-tipo). Si tratta di canzoni conosciute da una platea potenziale di persone di un target molto ampio, normalmente ex numeri 1 da classifica, o comunque brani indiscutibilmente noti e riempipista. Jolly da usare come carta da giocare di sicuro impatto.
Di solito gli A sono la categoria meno numerosa, pochi ma buoni.

B = MEDIA ROTAZIONE
Appartengono a questa categoria brani meno noti degli A, o comunque brani che per un certo periodo sono stati degli A e non lo sono più (nel caso di una playlist contemporanea). Possono anche fare parte di questa categoria brani che non diventeranno mai degli A, ma rimarranno dei “mediocri” rispetto agli A, ovvero di minor successo. In genere un A in una radio segue sempre un’interruzione, tipo la pubblicità, il notiziario, ecc… questo perchè dopo alcuni minuti di parlato l’ascoltatore si aspetta al rientro un brano molto forte.

C = BASSA ROTAZIONE
E’ la categoria più numerosa, e proprio per questo la più interessante per garantire “diversità” nella playlist.
Si tratta di brani appena usciti (nel caso di una playlist contemporanea) oppure di brani meno conosciuti, più di nicchia rispetto agli A e i B, ma che è utile proporre ogni tanto per spezzare una playlist troppo scontata e banale.

R = RICORRENTI
Nel caso di una playlist contemporanea sono brani che hanno un’anzianità di uscita sul mercato da 8-10 mesi fino a 3 anni indietro. Si tratta di brani che sono stati a suo tempo degli A, quindi successoni, ma poi sono stati posteggiati perchè troppo saturati, hanno stancato. Si capisce molto bene come ripescare questa categoria a distanza di mesi riesca a produrre l’effetto-emozionale maggiore in una playlist, perchè l’ascoltatore si trova a risentire improvvisamente un brano stra-conosciuto, che è piaciuto a suo tempo, e che non riascolta da un po’.

P = POSTEGGIATI
Brani che vengono posteggiati, perchè hanno stancato (quindi ex-A,B,C) oppure perchè sono in attesa di essere proposti.

 

Fatte queste premesse, voi capite benissimo che in ogni genere musicale o contesto, avremo sempre degli A-B-C nelle nostre playlist.

Facciamo alcuni esempi.

Supponiamo di dover fare una serata anni ’80, quali potrebbero essere degli A-B-C?

A = “Sweet dreams” degli Eurythmics, “Like a virgin” di Madonna, “Billie Jean” di Michael Jackson, “Take on me” degli A-ha…ecc…

B = “Notorious” dei Duran Duran, “Da da da” dei Trio, “Pop Muzik” degli M, “Foreign affair” di Mike Oldfield…ecc…

C = “Appetite” dei Prefab Sprout, “P-Machinery” dei Propaganda, “Not the loving kind” dei Twins…ecc…

Supponiamo di dover fare una serata anni ’90, quali potrebbero essere degli A-B-C?

A = “The rhythm of the night” di Corona, “Lemon tree” dei Fool’s Garden, “L’ombelico del mondo” di Jovanotti…ecc…

B = “Movin’on” dei Da Blitz, “Breathe” dei Prodigy, “Nella notte” degli 883…ecc…

C = “Ready or not” dei Fugees, “6 Underground” degli Sneaker Pimps, “I breathe” dei Vacuum…ecc…

Spero che il concetto sia chiaro.


Come combinare quindi una playlist perfetta, per non fare cambiare stazione radio e non svuotare una pista?

Un esempio di playlist possibile potrebbe essere: A+B+A+C+A+B+A+A+C+A+B+A+B+R+A

Come potete vedere dopo i brani considerabili più “deboli”, ovvero la C e la R, c’è sempre una A.
Questo perchè l’ascoltatore o la persona che si trova in pista, dopo aver ascoltato/ballato un brano più debole, se ne sente un’altro di seguito, cambierà stazione o lascerà la pista abbandonandola.

A questo punto una persona potrebbe dire: beh ma non faccio prima a fare una playlist di tutte A?

Questo è l’errore primordiale dei programmatori musicali o dei dj “agli inizi”, ovvero la tendenza a volere il gioco facile. Niente di più sbagliato, perchè:

a) a livello “emozionale” troppe A di seguito non lasciano alcuna emozione all’ascoltatore finale

b) a livello “etico” proporre troppi successi conclamati significa vincere a mani basse

c) a livello “pratico” come sappiamo le A non sono infinite, anzi sono poche. Quindi una volta sparate tutte le cartucce che si fa? Si torna a riproporle?


Alcuni altri suggerimenti per una buona playlist:

a) Dopo un brano “sparato” e con una grande energia, se esso termina in modo secco e in battuta, non postporre mai una canzone lenta o peggio ancora che inizia con un fade-in sfumato molto lungo. Non c’è nulla di peggio per smorzare l’attenzione del pubblico! Molto meglio il contrario, anche se sarebbe opportuno combinare bpm molto simili.

b) Salvo non stiate proponendo una serata di musica darkwave, evitate troppi brani di mood “sad” o “melancholic” di seguito. Meglio alternare brani allegri e meno allegri.

c) Attenzione all’equalizzazione dei brani, una buona playlist deve sempre avere lo stesso livello.


Come fare una radio “in casa” con la propria playlist da ascoltare mentre ci dedichiamo al tempo libero?


Su youtube ho fatto un piccolo tutorial che spiega come organizzare al meglio una playlist per una radio “di casa”: qui il link


Prima di tutto, cosa intendiamo per una radio “in casa”?

E’ una radio autoprodotta, con la propria musica/playlist, che viene diffusa esclusivamente all’interno delle proprie mure domestiche, giardino, terrazza.

 

Perchè fare una radio “in casa”?

a) per ascoltare la propria musica durante il tempo libero (hobbies, fai da te, bricolage…)
b) per ascoltare la propria musica quando si fanno le pulizie…
c) per avere la playlist adatta per ogni evenienza in casa e soprattutto tagliata su misura per l’ospite a pranzo o a cena!

 

Il problemi da prendere in considerazione per costruire una radio fatta in casa sono 3:

a) come diffondere l’audio nelle varie stanze e/o ambienti?
b) come organizzare la playlist (a tale proposito si veda quanto scritto su questo articolo)
c) quale software utilizzare per la messa in onda dei brani?

 

Vediamo punto per punto.

A – Come diffondere l’audio nelle varie stanze e/o ambienti

AUDIO IN SINCRONIA O LATENZA?
Le problematiche sono essenzialmente due, ovvero o si decide di diffondere l’audio in sincronia (in tutti gli ambienti ci sarà la riproduzione allo stesso istante, gli unici ritardi saranno determinati dall’effetto doppler, naturale conseguenza “fisica” nel passaggio da una stanza all’altra) oppure con una certa latenza (nel caso si opti per una diffusione che utilizzi la rete internet).
La latenza è un problema chiaramente secondario se l’obiettivo è diffondere musica in ambienti scollegati tra loro (ad esempio sala + garage, sala + cantina, ecc… quindi non attigui).

AUDIO SINCRONO VIA CAVO
La scelta più semplice per la riproduzione sincrona è un impianto stereo con amplificatore e casse passive, e quindi disporre le casse nei vari ambienti della casa. Esse riprodurranno quindi le canzoni simultaneamente e senza alcun ritardo.
L’unica problematica per un collegamento di questo tipo sarà quella di tirare i cavi rossi/neri per collegare le casse passive tra una camera e l’altra. Nel caso di appartamenti di abitazioni di nuova costruzione sarà quindi utile pensare a questa soluzione in sede di posa delle canaline elettriche, prevedendone di più.

AUDIO SINCRONO VIA ETERE
Per trasmettere l’audio sincrono via etere possiamo scegliere di usare qualunque trasmettitore in radiofrequenza e usare ricevitori vari sparsi per casa. Questa è una scelta possibile nel caso di videosender omologati, in cui anzichè decidere di trasmettere portante audio+video si decida di trasmettere solo audio. Quindi dotarsi di un solo “sender”, e di più “receiver” nei vari ambienti da coprire. Nello stato italiano è vietata e penalmente punibile la trasmissione via etere di contenuti su frequenze non autorizzate, anche in FM (dove è necessaria concessione e frequenza legalmente riconosciuta), per cui lungi da me suggerire altre opzioni, anche se diciamo un po’ di creatività non guasta mai, basta usare il cervello e valutare caso per caso!

AUDIO NON SINCRONO, CON LATENZA, VIA INTERNET
La soluzione più economica per diffondere un segnale audio è dotarsi di più internet radio, che abbiano quindi integrate la possibilità di ricevere un flusso streaming (webradio) o UPNP (protocollo apposta per la rete Lan/Wi-Fi di casa), Dab o FM.

Una valida alternativa è appunto quella di usare la rete Web per trasmettere il segnale audio. Questo è possibile o costruendo un flusso streaming dedicato (solo per la rete interna) oppure usando il protocollo UPNP che permette con software specifici (ad esempio “Stream What You Hear“) di streammare su più device internet collegati alla rete domestica.

Il problema è che la rete Web è per sua natura soggetta a un ritardo (latenza) e quindi avere più ricevitori Web collegati sullo stesso flusso in una casa, significa avere brani non sincronizzati tra loro, un bel caos nel caso di ambienti ristretti, ma una soluzione ottimale nel caso si voglia semplicemente portare in giardino o in taverna la propria playlist!.

 

B – Come organizzare la playlist

Per questo punto, si legga questo articolo. C’e’ scritto tutto!

 

C – Quale software usare per la messa in onda dei brani?

In rete esistono svariate possibilità per automatizzare playlist categorizzate in precedenza, senza per forza ricorrere ad una demo di una regia automatica radiofonica, ma se proprio non si trova nulla che possa soddisfare, quest’ultima è l’opzione suggerita.

Qualunque regia automatica di una radio offre la possibilità di taggare i brani in base al genere. Al posto del genere, seguendo quindi ciò che è stato scritto sul vademecum per la playlist perfetta, si potranno inserire le varie lettere A-B-C-R-P.

La costruzione di un’ossatura di una playlist-tipo (clock) da automatizzare, poi, sarà un gioco da ragazzi. Mettendo la regia in automatico comparirà quindi la sequenza perfetta costruita con i vostri brani preferiti!

I nerd più “creativi” potranno volendo inserire ulteriori oggetti nella playlist, tipo degli effetti di dissolvenza tra un brano e l’altro oppure un segnale orario ad ogni clock.